lunedì 29 dicembre 2008

“Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”




Novecento, scritto da Alessandro Baricco nel 1994, nasce come monologo teatrale. Nel 1998 Giuseppe Tornatore lo trasforma in un film dalle suggestioni straordinarie, La Leggenda del Pianista sull'Oceano.


In breve è la storia, raccontata dall'amico Tim Tooney, di Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento nato a bordo del piroscafo Virginian nell'anno 1900, adottato dai marinai di bordo e dotato di un talento eccezionale per la musica che suonava il pianoforte come nessun altro; un uomo che non sarebbe mai sceso sulla terraferma, vivendo l'intera esistenza sulla nave, ma che conosceva ogni angolo di quel mondo mai visto, perfettamente, dettagliatamente, come se ci fosse stato personalmente, attingendo dai racconti e dai ricordi delle migliaia di passeggeri imbarcati sul Virginian nel corso degli anni.


Seguendo il pensiero dello stesso Baricco, che definiva il suo testo come una via di mezzo tra "una vera messa in scena e un racconto da leggere ad alta voce", ho avuto la fortuna di leggerlo ad alta voce, con un amico, durante un'estiva passeggiata pomeridiana in una cornice d'eccezione e con un pubblico eccezionale:


biancheFolaghe_germani


A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran.


Non so perché, dopo anni di indifferenza, proprio in quel momento Novecento è entrato nella mia vita, con un libro prima e con un film davvero meraviglioso poi, che hanno dato vita sottoforma di parole ai miei desideri e alle mie paure, quella stessa paura di vivere che attanaglia Novecento.




Non fu quello che vidi che mi fermò, fu quello che non vidi...quello che non vidi...Riesci a capirlo???.quello che non vidi... La cercai.. la cercai ma non c'era, in tutta quella sterminata città c'era tutto ma non c'era una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo... [...] Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu, ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita... Se quella tastiera è infinita, allora su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. Tu sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.”




E poi, quasi per caso, il 27 dicembre ho assistito ad uno spettacolo: un monologo di un'ora e mezza; un attore, Francesco Biolchini, che ha interpretato Novecento in maniera superba, che ha incantato me, certo, ma sicuramente anche tutti gli spettatori, lasciandomi col fiato sospeso, strappandomi una lacrima commossa sul finale. Una scena spartana: un pianoforte e dei bagagli accatastati. Luci che si rincorrevano in un gioco d'ombre, in cui a tratti il riflesso del pianoforte si stagliava sul muro di fronte, a reclamare la sua importanza, a far sentire la presenza di Novecento sul palco, al punto che più di una volta, mentre Francesco – Tim Tooney raccontava di Novecento al piano, con la musica in sottofondo, mi sono ritrovata a fissare proprio il pianoforte, come aspettandomi di vedere il pianista all'opera. Se non è arte e suggestione questa...




Questa è un mix dell'esibizione di Francesco Biolchini, da YouTube. (Cliccando sul nome si apre il sito di questo artista incantatore).





Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”